“Chiamami chiamami chiamami chiama chiamami (è il momento!)” canta Ghemon a squarciagola, aspettando una telefonata, un messaggio, un contatto da parte di una donna con cui probabilmente aveva intrapreso una frequentazione già da un po’ di tempo.

Oggigiorno tutti noi siamo stati, almeno una volta nella vita, nella stessa situazione descritta da Ghemon e siamo rimasti da soli in compagnia di una sola domanda:

Perché all’improvviso è sparita/o nel nulla? Dove ho sbagliato?

Probabilmente anche tu, che stai leggendo questo articolo, se scavi nella tua memoria, ti sarai imbattuto in una relazione finita senza ricevere alcuna spiegazione.

Per relazione si intende qualsiasi rapporto di tipo interpersonale: con un partner, con un amico, con un collega di lavoro.

Ghemon resta lì, a crogiolarsi nella sua stanza ripetendo a se stesso “No così non può funzionare, devi dirmi quanto tempo devo aspettare”e di tempo ne passerà una infinità perché siamo di fronte al fenomeno del Ghosting.

In questo articolo cercherò di spiegarti cos’è il fenomeno del ghosting, i motivi per cui questa dinamica relazionale viene messa in atto, quale impatto ha sulla persona che lo agisce o lo subisce, come poterne uscire illesi.

Cos’è il fenomeno del Ghosting?

Il termine Ghosting trova le sue radici nella parola inglese “Ghost”, fantasma e può essere tradotto con “sparire come un fantasma”.

Viene utilizzato per descrivere la dinamica relazionale caratterizzata da sparire da un giorno all’altro dalla vita di una persona senza dare alcuna spiegazione. C’è un silenzio totale: la comunicazione è interrotta in tutte le sue forme.

È un fenomeno che riguarda tutte le fasce di età, tutte le tipologie di rapporti e soprattutto tale dinamica viene messa in atto sia da uomini, sia da donne. Sono sempre di più le persone che decidono consapevolmente di interrompere un rapporto dissolvendosi nel nulla.

Per spiegare il motivo per cui la pratica del ghosting si è diffusa a macchia d’olio, spesso viene puntato il dito contro l’uso dei social network: facebook, instagram, whastapp, sono i principali indiziati. Da una parte è vero che l’uso di tali applicazioni rende tutto più veloce: è sufficiente un click per bloccare un contatto e cancellare dalla propria vita una persona.

Dall’altra parte, persone che scelgono di voler evitare un confronto e di andare via silenziosamente, sono sempre esistite. Infatti i motivi celati dietro tale meccanismo sono indipendenti dalla tecnologia. Quest’ultima amplifica un fenomeno che è sempre esistito!

Chi è la persona che sceglie di fare ghosting?

Chi mette in atto il ghosting, si aggiudica il nome di ghoster. Solitamente è una persona che vuole evitare il momento in cui è necessario assumersi delle responsabilità, come appunto spiegare al partner i motivi per i quali preferisce interrompere la frequentazione. Il confronto viene visto come qualcosa di estremamente pericoloso, è faticoso dover gestire le proprie emozioni di fronte ad una persona, è impegnativo dover accogliere lo stato emotivo dell’altro. Il ghoster mette in atto un meccanismo di evitamento e opta per fuggire senza lasciare tracce.

Il ghoster per stare in pace con se stesso e per convincersi di compiere una buona azione è cullato dalla fantasia che, con un’uscita di scena silenziosa, il partner possa soffrire di meno rispetto al sentirsi dire in faccia “non ti amo più”, “non mi piaci”.

Volendo giocare a “Indovina chi” e attribuire delle caratteristiche distintive ai probabili ghoster, siamo di fronte a un tratto di personalità definito narcisistico. Tale tratto spinge la persona a ricercare continuamente l’ammirazione dell’altro, a voler affermare se stessa, a non mettersi nei panni di chi ha di fronte.

Ci sono i casi in cui il ghoster decide di “tornare in vita” e per il grande ritorno mette in atto  una nuova dinamica relazionale definita zombieing.

La definizione non è casuale, ma scelta ad hoc in quanto il comportamento riporta all’immagine dello zombie. La persona ritorna senza dare alcuna spiegazione, senza chiedere scusa, il tempo per lui sembra non essere passato. La maggior parte delle volte il suo ritorno è del tutto casuale: mette un like su una foto, ricomincia a visualizza le storie sui social, a volte le commenta.

In alcuni casi invia un messaggio, raramente fa una telefonata oppure chiama senza dare il tempo di rispondere.

La caratteristica principale di tale dinamica è che la persona riappare senza l’intenzione di restare. Lo zombie compare e scompare, “muore” e “risorge” e non si preoccupa minimamente del vissuto emotivo dell’altro.  Al contrario lo zombie è consapevole di far leva sulla sua vittima, di averla in pugno e pertanto, prova piacere nell’inviare sporadici segnali di interesse. Lo scopo delle apparizioni è spesso legato all’esercitare un controllo sull’altro e a lasciare un spiraglio aperto per un possibile ritorno.

La possibilità del ritorno è pura utopia e serve esclusivamente allo zombie per arricchire il sue ego: “ho qualcuno che mi aspetta, che è disposto ad accogliermi a braccia aperte ogni volta che lo desidero”. Lo zombie però non desidera tornare per restare.

Da dove nasce la scelta di sparire nel nulla o di ritornare senza voler restare?

Avere un confronto con una persona per porre fine a una frequentazione di breve o lunga durata, è sempre un momento faticoso da un punto di vista emotivo. Questo ovviamente non giustifica il fenomeno del ghosting e le successive dinamiche disfunzionali che a volte seguono la fuga improvvisa.

Dietro tali comportamento, da un punto di vista psicologico, si collegano meccanismi appresi durante l’infanzia o l’adolescenza. Infatti le nostre capacità relazionali risentono del bagaglio di esperienze affettive ed emotive avute con le nostre figure di riferimento.

Durante l’infanzia ogni persona acquisisce uno stile di attaccamento e probabilmente il ghoster mette in atto, in modo inconsapevole, un comportamento evitante che ha subito in passato. Ad esempio ha accumulato esperienze in cui le sue figure di riferimento (quasi sempre i genitori) hanno evitato di fornire delle spiegazioni, hanno infranto ripetutamente promesse fatte o hanno trascorso molto tempo lontano da casa senza avvisare e senza spiegare il perché.

Dunque il ghoster può essere una persona che ha accumulato ferite affettive, che si sente inadeguato all’interno di una relazione e che preferisce evitare le difficoltà piuttosto che affrontarle.

Il suo modo di gestire la chiusura dei rapporti sociali, è dannosa per se stesso e per gli altri.

Qual è il vissuto della persona vittima di ghosting?

Siamo di fronte alla messa in atto di un comportamento violento di tipo aggressivo-passivo che lascia la vittima in un mare di perché.

 “A ogni squillo il cuore mi batte forte il doppio, a ogni messaggio ho gli aeroplani nello stomaco, e tiro pugni alla tua foto appesa al muro, e quando non sei tu vengono giù pezzi di intonaco…Boom! schiantano sul pavimento come le speranze di avere qualche segnale del tuo attaccamento” (Ghemon, Chiamami).

La vittima di ghosting vive un estremo sconforto. La sparizione improvvisa dell’altro, che sia un amico o un partner, è a tutti gli effetti paragonabile a un trauma. La vittima è bloccata, paralizzata, impotente.

Nel momento in cui veniamo rifiutati, nel nostro cervello si attivano gli stessi processi neurali del dolore fisico.

Nelle dinamiche di ghosting, la situazione è aggravata dal fatto che il rifiuto subito è accompagnato dal silenzio: viene meno la possibilità di elaborare il dolore della separazione e l’emozioni spiacevoli  provate nei confronti dell’altro, dopo un po’ di tempo, vengono rivolte verso se stessi.

La vittima deve fare i conti con le proprie fragilità e il rischio è una distruzione della propria autostima. Sopraggiungono pensieri che minano il proprio valore personale portando a una svalutazione della propria persona.

6 passi per prenderti cura del tuo dolore se sei vittima di ghosting

1) Riconosci di essere una vittima e in quanto tale prenditi tutto il tempo per  accettare e per elaborare il tuo dolore. Hai un “lutto” da elaborare e questo richiede tempo.

2) Evita di nascondere ciò che hai subito, parlane con persone a te care. Potresti provare vergogna nel raccontare ciò che è successo, ma tu non hai colpe. Hai tutto il diritto di stare male, di piangere, di provare rabbia, di sentirti disorientato.

3) Evita di compiere tentativi di metterti in contatto con il “fantasma”. Messaggi, telefonate, appostamenti sotto casa, ricatti di vario tipo, sono nocivi per la tua salute. Agli occhi del tuo aguzzino, ti fanno apparire vulnerabile e soprattutto alimentano in lui la sensazione di aver vinto. Ogni volta che lo cerchi fai crescere il suo ego. Vuoi continuare a far stare bene il “fantasma” e a stare male tu?

4) Se continui a cercarlo sperando di ricevere una spiegazione, sappi che questa non arriverà. Lui ha scelto di andare via cosi. Tu puoi scegliere di metterti in salvo da possibili “ritorni” tagliando tutti i rapporti. Come ti ho spiegato è possibile che il fantasma provi a ritornare nella tua vita, ma soltanto per passatempo e per divertimento. Vuoi davvero ricominciare a stare male per una persona disponibile a intermittenza?

5) Dedica del tempo ai tuoi hobby e prova a scoprire nuove passioni. Sicuramente c’è qualcosa che ti piacerebbe fare o imparare, ma che per mancanza di tempo non hai fatto. Ora è il momento di fare nuove scoperte.

6) Se ti è capitato più volte di essere vittima di ghosting, ma soprattutto se fai fatica a lasciare andare i “fantasmi” e puntualmente li riaccogli a braccia aperte per poi accumulare ferite emotive, può essere utile richiedere  un appuntamento per un percorso di sostegno psicologico.

4 indicazioni che possono aiutarti se sei una persona che tende a fare ghosting

1) Come hai letto, il tuo modo di chiudere i rapporti è nocivo sia per te sia per gli altri. In un primo momento quando “sparisci” sei in pace con te stesso, ti sei tolto un peso, hai alleggerito il tuo stress.

Ti illudi di stare bene, ma prima o poi, dovrai fare i conti con le conseguenze dell’evitamento: con la paura della solitudine, con il senso di colpa, con il senso di inadeguatezza quando ti capiterà di dover affrontare un confronto. Non puoi scappare per sempre!

2) Fai il tentativo di rimanere in una situazione in cui avverti una sensazione di disagio allontanando l’impulso di fuggire. Accogli tutto ciò che arriva, emozioni comprese.

3) Ricorda che fuggendo non risolvi il problema, ma lo eviti.

Tutto ciò che viene evitato e rimandato prima o poi si ripresenta e sarà ancora più faticoso e doloroso affrontarlo.

4) Se queste dinamiche di fuga caratterizzano la tua vita, valuta la possibilità di interrompere tale comportamento con il supporto di un professionista. Andare da uno psicologo può fare paura, ma può essere la strategia vincente per

iniziare a vivere serenamente le tue relazioni e per affrontare un sano confronto con l’altro.

Se il Ghosting e lo Zombieing ti affliggono